(POST)PORNO SULLE BARRICATE – Intervista a Slavina, autrice di “Racconti erotici per ragazze sole o male accompagnate”

di Francesco Spè

 «Mentre ti accarezzo la schiena cerco di convincerti che il culo è un laboratorio di pratiche democratiche. Tu mi dici che ho un bellissimo sedere. Non ci troviamo nemmeno sui termini, per stavolta è meglio lasciar stare».  (Selma in “Barricata”)

Appena ho saputo che il tema di questa edizione di Indidee, Festival dell’Editoria Indipendente a cui la Rotta per Itaca è stata inviatata, era *il porno*, ho subito pensato fosse l’occasione giusta per fare due chiacchiere con Slavina, attivista romana emigrata in Catalunya e autrice del godibilissimo Racconti erotici per ragazze sole e male accompagnate (Giulio Perrone Editore, Collana “Nuove onde”, 2012, Roma). Il libro narra, in prima persona e con piacevole scorrevolezza, le storie di Selma, alter-ego di Slavina. Come precisa nella post-fazione, l’intento di Slavina non è stato quello di scrivere un’autobiografia porno quanto piuttosto quello di «rielaborare una serie di esperienze che segnassero un cammino di crescita e di acquisizione di consapevolezza su piacere e sentimento». Ho intervistato Slavina venerdì scorso su skype: doveva essere una sveltina del primo pomeriggio, e invece tra divagazioni, pause e fuori onda la cosa è andata molto per lunghe …  Ciarlando di sesso, porno, post-porno, letteratura, editoria  e molto altro…

Foto di Simona Pampallona

Per prepararmi a questa chiacchiarata mi sono fatto un giro tra i tuoi tweet che leggo sempre con piacere. In uno di qualche tempo fa dicevi che la tua ambizione è diventare il Calvino della letteratura porno (lol). Nella bio presente sul tuo blog citi invece Virginia Woolf. Cosa ti piace di questi due autori e perché li senti particolarmente vicini  a te?
Di Calvino mi piacciono la leggerezza, l’essenzialità, la pulizia. Quando leggi Calvino sembra che apri le finestre e fai entrare l’arietta fresca. Virginia Woolf invece è più un simbolo che un vero riferimento stilistico.

Beh, ti dico che leggerezza, essenzialità e pulizia sono tre qualità che attribuisco al tuo libro. Io l’ho letto tutto di un fiato in treno e non posso che quotare la nostra comune amica Daniela: «un romanzo bello, di quelli che quando lo leggi dopo sei felice per almeno una settimana e guardi tutto con occhi un po’ diversi». Appena finito il libro ho pensato subito a quella frase della sua recensione. Mentre riguardo Virginia Woolf intendi simbolo di un femminismo vicino al tuo modo di intenderlo?
Si ma anche di quel limite sottile tra sensibilità estrema e follia. Una mia paura atavica è quella di perdere a un certo punto il controllo e non distinguere più tra fantasia e realtà. Virginia, tra femminismo e paranoia (come tante altre donne “creatrici”).

«Non sorridi, hai l’aria seria e concentrata che hanno tutti i maschi quando scopano e chi mi fa sempre un po’ ridere» dice Selma in uno dei miei racconti preferiti. E tra i ringraziamenti finali c’è quello a Rossana Campo, “rea” di averti fatto scoprire che «il sesso senza ironia è un piacere a metà». Pensi risieda proprio nell’ironia la possibilità di vivere la propria sessualità in maniera più completa e appagante e che ridere e ironizzare possa essere il modo (uno dei modi) per stimolare complicità e non esitare nella sperimentazione? E nella pornografia? Ti convince la scelta di inserire elementi ironici o stranianti nelle sceneggiature?
Penso che può essere uno dei modi, sicuramente è il mio. Si tende spesso ad assolutizzare. Ad esempio ora è di moda lo squirting: se non squirti e fai squirtare, non sei nessuno e torniamo a questa ossessione performativa per cui col sesso devi dimostrare qualcosa e non godere semplicemente di un momento e di una persona in piena libertà. C’è un’insana tendenza al dogmatismo e un sacco di paura di sperimentare.

Io ad esempio devo provare la mossa dell’uomo ragno, scoperta da un tuo link 😛
La mossa dell’uomo ragno ha bisogno di molta energia, devi scuotere proprio forte
quindi la tua tipa ci deve stare proprio dentro perché è un po’ oltrepassare la soglia del dolore. Per lei e per te. Quella della fatica poi non so, magari sei braccio di ferro 😉

Non proprio, ma tenteremo ;P A proposito di sperimentazioni, in più di un tuo racconto si parla della sessualità anale maschile nelle relazioni etero. Ci hai fatto anche un corto! Ce ne parli un po’?
Dildottettonica per principianti è stato fatto a budget meno di zero ma con tanto amore: ci sta un po’ di famiglia dentro (di quella famiglia reticolare che mi si è formata intorno in 20 anni di attivismo, composta da gente che ha avuto a che fare – come me – con Indymedia, il SexyShock, il movimento Pink e la frociopolitica). Il corto è di argomento pornografico ma non é molto porno. Volevo giocare con il paradosso per cui se in un film c’é un cazzo dritto già è porno vm18! La sceneggiatura è mia ma frutto di una rielaborazione collettiva e in alcuni casi di improvvisazione ai limiti del pecoreccio. E’ uno dei rari casi in cui  è stato tratto un racconto da un film perché volevo che nelle storie di Selma ci fosse anche questa. Mi sembrava così esemplare – infatti la trovo pure troppo didascalica – però c’è in giro talmente tanta monnezza ideologicamente scorretta che non ho paura di fare un porno un po’ alla Gianni Rodari. (Oddio che ho detto…)

Beh, big up pe Gianni Rodari!
Un po’ di mitopoiesi dalla parte nostra, dei non miliardari, delle non vergini 23enni… a rischio pure di essere retorica – tanto poi so che posso contare su un livello endemico di contraddizione e non presa sul serio nel mio modo di raccontare e nei miei personaggi.

Il corto si ispira a Terrore Anale di Beatriz Preciado, mi parli un po’ di lei? Ho letto poco però la ascoltai l’anno scorso a Ferrara al Festival dell’ Internazionale. Quanto è stato importante il suo lavoro per diffondere il concetto di postporno? Ci sono altre autrici che mi consiglieresti?
Il mio riferimento iniziale furono alcuni blog, come quelli di Girlswholikeporno o Helen La Floresta. A livello di testi sacri, oltre a Testo Yonki della Preciado (che dovrebbe uscire in italiano il prossimo anno), ci sono King Kong Girl di Virginie Despentes, Pornoterrorismo di Diana Junyent. Poi ci sono delle autrici che magari non parlano direttamente di postporno ma che ti fanno capire temi e stilemi, tipo Judith Butler nel discorso sul genere, Itziar Ziga, scrittrice spagnola e attivista che parla del recupero della  femminilità radicale, Linda Williams che è una delle prime studiose di Porn Studies… poi vabbé Annie Sprinkle e… posso dirlo? Lo dico, Foucault. Mentre Beatriz… è un mito, una specie di chimera. Ha aperto una serie di orizzonti impensabili a livello istituzionale per i mostri, per le creature non conformi, per un tipo di dissidenza che era invisibile ed è diventato un ambito che ha a che fare con la filosofia.

Guarda, quel giorno era “contro” Michela Marzano: la cosa che mi impressionò fu che le persone che erano a mio fianco a inizio conferenza sparlavano di lei e alla fine le diedero ragione. Da quel poco che ho sentito mi son fatto l’idea che abbia una grande capacità di persuasione e che riesca benissimo a far passare i suoi messaggi.
È super affascinante. La Beto è il sogno erotico di molte… A un certo punto ci fu pure un po’ di polemica tra chi s’era bevuto la storia delle relazioni contrasessuali mentre lei aveva la fidanzata (per la cronaca, la giá citata Virginie Despentes).  Credo che la sua potenza persuasiva derivi dal fatto che le sue riflessioni non sono solo teoricamente inoppugnabili ma vengono da un vissuto duro: quello di una persona molto lontana dagli standard della normalità. Io comunque preferisco lasciarla nell’ambito della mitologia e dei riferimenti ideologici/ideali. I miti deludono, se li guardi da troppo vicino.

Ti ripropongo altri due tweet, ti va di commentarli oltre i 140 caratteri?

Ok. Allora, porno femminile è una definizione merceologica! Nel senso che parto dal presupposto che ciò che è considerato femminile non mi appartiene, visto che la divisione per genere e l’attribuzione di qualità intrinseche a seconda di esso fa parte delle strategie di controllo patriarcale. Questo a livello puramente astratto e politico. D’altronde il femminile non lo riconosco come qualcosa di mio, perché non ci sono mai stata dentro comoda. Se poi vai a vedere le caratteristiche dei prodotti di chi dice di fare porno al femminile sono un concentrato di stereotipi così noioso e insulso che ti viene da pensare: «Aridateme Rocco Siffredi!» almeno mi faccio quattro risate alle sue spalle di macho e non mi vergogno del peggio di me in quanto “femmina”. Però mi rendo conto che il mio discorso è molto radicale e passa per una serie di consapevolezze e di scelte che non tutte le donne condividono. Questione di priorità: rappresentare il femminile non è la mia … piuttosto stravolgerlo e bombardarlo.

Slavina in metro a Barcellona. Foto di Simona Pampallona

Slavina in metro a Barcellona. Foto di Simona Pampallona

Parli anche di femminismo di poltrona e in altre circostanze critichi l’attivismo da click.
Devo proprio aprire questo baratro? Comunque nel caso che citi con poltrona non mi riferisco al divano di casa: la poltrona è una metafora di carica istituzionale x. Nell’Italia degli ultimi anni c’è stata la tendenza a usare *il femminismo*, o meglio una sua risciacquatura moralista e bigotta, per alimentare l’anti-Berlusconismo (con cascami veramente sgradevoli, tipo richiesta di politiche securitarie e terroriste, per dirne una). Di femminismi ce ne sono tanti, in realtá. A me quello delle donne al Potere non interessa. Non battaglio per delegittimarlo ma neanche lo sostengo. Non lotto per le quote rosa e non penso che la correttezza o sostenibilitá politica delle persone dipenda dal genere o da una etichetta, ma dal percorso che ogni persona fa, dal suo livello di attraversabilitá e trasparenza. Il mio è il femminismo dei margini, delle reiette, delle indifendibili. Delle migranti, delle prostitute, delle precarie e delle trans. Delle donne che lottano – perché c’è ancora un sacco da fare. Di quelle che neanche lo sanno a volte di essere femministe.  Nel mio femminismo c’é la scommessa di rivoluzionare le relazioni sesso-affettive e costruire un mondo reticolare dove piú che l’invidia e la gelosia funzionino la solidarietà e la condivisione. Anche a letto.

MP5 – Porno RIvoluzione

Bacchetti i compagni a cui esce la parola “puttanata”… a me mi è uscito l’altro giorno e ti ho pensato e mi sono sento in colpa! Pensi quindi passi anche dalla lotta verso questi tic il superamento di certi stereotipi…
Certo! Il linguaggio che usiamo contribuisce a costruire la realtà in cui viviamo. E anche negli ambienti in cui dovrebbe esserci più consapevolezza rispetto a quanto alcune espressioni siano discriminatorie e denigranti sento dire cose che mi fanno vergognare e mi fanno pensare che le persone parlano a vanvera, senza sapere quello che dicono. Non si tratta di autocensura ne’ di politically correct, ma di comprendere quello che diciamo tra significati e significanti. Una delle dorsali del mio libro ad esempio è proprio questa fissazione per la parola/concetto Puttana: dal primo racconto all’ultimo Selma la incontra e ci si scontra … così come succede a qualsiasi donna libera e sessualmente attiva (anzi a dirla tutta succede pure a quelle della cui sessualità non si sa proprio niente, tipo il ministro Fornero). Mi capita di sollecitare spiegazioni quando qualche persona che stimo come intelligente usa in modo secondo me improprio questa parola nelle sue molteplici varianti – mica per altro, chiedo: ma è proprio questo che volevi dire? e in moltissimi casi la risposta è No – sono forme che assumiamo in automatico.  C’é anche qualcuno che tenta l’arrampicata sugli specchi – del tipo «No ma troia non è mica denigratorio, infatti si dice: Godo come una troia». Oppure: «Ma puttana non è mica sessista, io lo dico anche ai maschi». Che lí dici proprio AIUTO qua manca l’abc.

Parliamo invece di un movimento che supporti e che hai vissuto e vivi da vicino: il 15M. Quali sono secondo te i suoi punti di forza?
È il primo movimento che io conosco che ha dato una importanza fondamentale alla metodologia della discussione. In cui si ragiona sui consensi minimi che uniscono tutti e tutte, e che possibilmente ampliano ancora maggiormente il bacino di utenza del movimento. Ho sofferto di 20 anni di movimento italiano (sono una ex-ragazza dei Centri Sociali) di massimalismo chiacchierone, di assemblee che non finivano mai e nelle quali non capivi mai bene quali erano veramente i meccanismi decisionali ed era spesso difficile – se non impossibile – dopo le ore di chiacchiera individuare delle responsabilità (del tipo ma alla fine chi abbiamo deciso che fa questa cosa?) E se non eri in grado di articolare il tuo pensiero in maniera complessa facendo riferimento ai concetti di moda era meglio se stavi zitta. Nelle assemblee del 15M parlano anche i bambini. Nelle assemblee del 15M sono contemplate modalità non verbali di espressione (e che non sono le risatine e il rumoreggiare, ehm no.) perché anche chi non ha il coraggio di parlare o sente di non aver niente di speciale da dire possa esprimere la sua opinione e starci dentro. Non è assolutamente casuale che dentro il 15M il movimento femminista sia una componente così poderosa. Per quanto mi riguarda, anche se sono sempre molto solidale (per quanto posso) con le iniziative rivendicative e di critica al Potere del movimento, mi interesso più alla parte costruttiva, delle alternative socio-economiche al capitalismo (che è vero che sta morendo da solo ma se gli diamo una spintarella è meglio – io almeno lo faccio con grande piacere). Faccio parte della Cooperativa Integral Catalana e sono parte di un progetto abitativo/produttivo comunitario che ha molto a che vedere col 15M … ma questa è tutta un’altra intervista e mi pare che giá andiamo lunghi 🙂

Hai ragione, non abbiamo ancora parlato per bene del libro! Come è stata la genesi del tuo lavoro? Come sta andando il rapporto con la casa editrice?  Hai scelto tu titolo e copertina? A proposito del titolo: si riferisce a lettori di sesso femminile ma sono convinto sei la prima a pensare che possa essere divertente e utile anche per gli uomini…
L’avventura editoriale dipende soprattutto da Cristiano Armati, responsabile della collana “Le nuove onde” di Perrone (il mio editore)  e persona della quale per intelligenza, sensibilità artistica e credibilità politica ho deciso di fidarmi quasi ciecamente. Vengo da un underground nel quale la legge era più o meno “autoproduciti o muori” e dell’editoria non sapevo proprio niente. Di Cristiano sapevo che aveva molto talento come scrittore e che era un compagno: gli feci leggere alcuni racconti e lui mi regalò il titolo del libro, incoraggiandomi a pubblicare. Alla copertina alla fine mi sono affezionata, ma non mi piaceva per niente. Io volevo una foto bellissima del lavoro di Simona Pampallona. Quel genere di persone, dove si vedono 4 ragazze (le Ideadestroyingmuros, collettivo di artiste/antropologhe italiane trapiantate a Valencia) di spalle coi pantaloni calati e sullo sfondo un palazzone tipo periferia degradata, che è un po’ da dove vengo io… Però alla fine mi sono fatta convincere (vista la mia inesperienza) e ho solo chiesto di modificare di poco l’artwork originale, mettendo al posto delle pecette nere che coprivano le vergogne della stripper un po’ contorsionista dei post-it, che non richiamavano tanto la censura e toglievano un po’ di glamour all’immagine (che altrimenti non c’entrava niente con le storie). Con Perrone (almeno finora) mi sono trovata molto bene. É grazie a loro che ho la possibilità di viaggiare cosí tanto per fare le presentazioni e – visto che con la scrittura non si vedono poi tutti questi soldi (cosa che sapevo e che d’altronde non sono mai riuscita a concepire come prioritaria) almeno a livello umano è veramente molto gratificante. Anche quando incontro situazioni dove nonostante le migliori intenzioni mi sento un po’ aliena con le mie idee dell’amore non proprietario. Si impara sempre. I commenti degli uomini che leggono il libro mi fanno sempre un po’ più di tenerezza, rispetto a quelli delle donne. Perché per molti di loro si tratta di entrare in un mondo poco conosciuto e confrontarsi con l’immagine che producono in una ragazza svergognata e linguacciuta e assai diversa dal modello di *femminilità* mainstream. Chi accetta la sfida (ed è capace di viverla con ironia) secondo me ne esce con un po’ di consapevolezze nuove. Ed entusiasmo, a quel che mi risulta 🙂

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5 risposte a (POST)PORNO SULLE BARRICATE – Intervista a Slavina, autrice di “Racconti erotici per ragazze sole o male accompagnate”

  1. slavina ha detto:

    questa é l’immagine di Simona Pamp di cui parlo nel pezzo 😉
    (sí, abuso di emoticon – sono una smorfiosa anche irl)

  2. Paolo1984 ha detto:

    per non cadere nel politically correct basterebbe vedere chi, in che contesto e con quali intenti utilizza una certa parola (la parola “negro” in The Boondocks o in un film di Tarantino non è come la stessa parola in bocca a Borghezio, per capirci).
    Sul femminile e sul maschile: secondo me anche in queste due entità ci può essere una pluralità.e comunque tutte le identità di genere da quelle più “diffuse” a quelle “minoritarie” si basano io credo su pulsioni profonde e nessuna è a priori più o meno “autentica” di un’altra.
    Quanto poi ai modi di vivere l’amore, ho il massimo rispetto per chi crede nelle coppie “aperte” e il poliamore, mi secca un po’ che ogni relazione monogama basata sul conceto dell’amore romantico (concetto vecchio secondo alcuni, ma secondo me esiste ancora) venga bollata sic et simpliciter come “proprietaria”, appartenere l’uno all’altro/a nella fiducia e nel rispetto (quindi tenendo a bada la gelosia) non significa affatto che l’altro è una “cosa” di mia proprietà..è difficile ma si può raggiungere un equilibrio e una serenità in queste relazioni risovendo, quando possibile, i conflitti

  3. slavina ha detto:

    caro Paolo, sulla prima osservazione non ho nulla da eccepire – si tratta comunque di gradi di consapevolezza.
    la seconda non la capisco tanto. Non si tratta di autenticitá, quanto di una definizione del mondo (perché la lingua contiene questo): il maschile comprende anche il femminile mentre il contrario non vale. il femminile é irrimediabilmente l’*altro*, il secondario, il minoritario – anche grazie a questa convenzione linguistica… che per questi mi dá molto gusto infrangere.
    sul terzo punto e sugli amori che rivendicano l’appartenenza mutua, mi stupisco sempre nel vedere quanto s’accendano facili le code di paglia – te lo dico con tutta la simpatia. non mi interessa attaccare frontalmente quel modello: per me, nell’ambito della consensualitá e della felicitá VALE TUTTO. vorrei solo piú rispetto, piú apertura e anche maggiore visibilitá nei confronti delle scelte diverse (quando invece il minimo che mi puó capitare é che mi si dica *Ah ma allora tu non ti sei mai innamorata veramente*).

    • Paolo1984 ha detto:

      “il maschile comprende anche il femminile mentre il contrario non vale”
      questo però è un problema di struttura sopratutto della lingua italiana e delle lingue neolatine, mi pare. Comunque quando parlavo di identità di genere non mi riferivo alla questione linguistica (che ti dirò, non mi appassiona più di tanto)
      Sono d’accordo ovviamente sul rispetto delle diversità e di ogni modo di intendere l’amore, da quelli più “diffusi” a quelli meno diffusi. A chi ti dice “Ah ma tu non ti sei mai innamorata veramente” si può rispondere in maniera pacata ma ferma “non mi sembra di aver mai giudicato il modo in cui tu intendi l’amore, vedi di non fare lo stesso con me”

  4. Emilio ha detto:

    Complimenti, tanti spunti interessanti. Sinceramente fino ad adesso ho letto solo raccontini su internet, che magari mi hanno eccitato pure ma di scarso livello. Sono curioso di leggere questo libro e di sapere dove l’erotico evocato nel titolo si spinge nel porno o addirittura nel post porno che è un termine che non avevo mai sentito nominare!

    Ps: il testo è disponibile in ebook? Mi è stato appena regalato il Kobo e magari per me che non sono abituato a leggere ebook iniziare da racconti (hard) invece che da romanzoni può essere un buon inizio (soft) …

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