1) Caffè e sigaretta
Io non so la domanda, ma caffè e sigarette sono la risposta Continua a leggere
scatto di Giovanni Martone
Un anno e mezzo fa. Tempo di primarie. C’era più gente, e sicuramente più popolo. Sabato invece, ad attendere Renzi al PalaOlimpico di Torino molti amministratori e candidati, ma pochi militanti: “il popolo è stanco”, mi dice un settantenne ex Pci-Pds-Ds, convertitosi al renzismo “perché almeno lui è giovane, ha energia”. In un Palaisozaky abituato ai concerti, effettivamente i vuoti – coperti a stento da teloni e tende – si fanno sentire. E stridono con l’esercito di cameraman che aspetta l’entrata del premier in piedi per almeno un’ora. Un’entrata che avviene sulle note di “Friday I’m in Love”, The Cure: la “playlist di Renzi” è un altro evidente segno di cambiamento.
La manifestazione inizia, ma solo dopo l’Inno d’Italia. Sembra un grande talk show, ci sono pure i conduttori. Solo più tardi si scoprirà che in tempi di vacche magre il Pd li ha trovati in casa: sono i deputati Alessia Rotta e Marco di Maio.
Dopo il saluto di Fassino si apre il capitolo europee e il Pd sfoggia le sue cinque capolista. “Che donne!” commenta Rotta, sostenuta da Di Maio: “quando si sono viste più donne che uomini in una foto politica?”.
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Benché Schopenhauer sia generalmente considerato un “maestro di pessimismo”, egli elaborò, come via secondaria della propria filosofia, anche una dottrina della felicità.
Infatti per il filosofo sono due gli atteggiamenti possibili nei confronti di una vita che egli stesso definisce «piena di tormenti e di tribolazioni», vale a dire «rendersene superiori con una ragione più alta o rassegnarsi ad abbandonarla».
Ben comprendendo che sarebbe stato impensabile ritenere che tutti gli uomini potessero essere in grado di intraprendere questo duro e severo cammino ascetico verso la perfezione della liberazione dalla volontà, Schopenhauer pensò che occorresse indicare strade più praticabili di saggezza per tentare di rendere comunque possibile una qualche serenità, un benessere quantomeno empirico e relativo, nonostante l’inesorabile fallimento cui è destinata ogni ricerca della felicità duratura, cioè assoluta. Continua a leggere