ORSAY #2 – UC Samporia, Siniša Mihajlović e le correnti gravitazionali (o delle ragioni della cura).

Orsay (offside, fuorigioco) è la nuova rubrica pallonara a cura di @akaOnir. Dopo il numero #1 dedicato al confronto di forze tra Roma e Napoli, il nostro stavolta dedica il suo spazio a un essere speciale: l’UC Sampdoria.

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Nenad Krstičić abbraccia Sinisa Mihajlović dopo il gol contro il Verona in Coppa Italia.

L’espugno a casa Chievo in una giornata in cui tutte le avversarie dirette per la salvezza hanno perso o al massimo pareggiato, proietta la Samp ad un precario ma rassenerante +4 dal terzultimo posto. Dopo il tonfo casalingo con il Sassuolo che sancì l’esonero di Delio Rossi la prospettiva di trovarsi in questa posizione di classifica nel giro di appena 4 giornate appariva davvero poco plausibile. Siniša Mihajlović è riuscito nell’impresa realizzando 8 punti sui 12 a disposizione frutto di 2 x strappati contro avversari più forti quali Lazio (in 10 contro 11 per oltre mezz’ora e raggiunti al ’94) e Inter (pareggio meritato acciuffato nel finale dal saggiamente ripescato Renan) e 2 vittorie in altrettanti scontri contro avversari di pari caratura.

Dove risiedono i meriti della cura del serbo? Pur notando le sue innegabili doti di motivatore capaci di proteggere la Samp *dalle paure delle ipocondrie* è forviante raccontare, come fanno i più a cominciare dal diretto interessato, la storia di una squadra demotivata con Rossi e agguerrita ora. Durante la prima fase del campionato infatti alla Samp tutto è mancato forchè la “tigna”. Si pensi a Cagliari-Samp con il pareggio acciuffato al ’93 dopo aver subito un attimo prima il gol del 2 a 1, o alla vittoria allo scadere col Livorno, passando per il 2-2 contro il Torino anch’esso acciuffato in extremis. Del resto anche il tragico 3 a 4 col Sassuolo fu indicativo in tal senso: sotto 3 a 1 in 10 contro 11 la Samp riuscì a pareggiare, e il fatale contropiede subito nel finale fu figlio più di un eccesso di generosità che a rassegnazione.

Il vero merito di Mihajlović è invece tattico così come principalmente tattico fu l’errore di prospettiva di Rossi. L’ex allenatore della Lazio non ha saputo schiodarsi dal 3-5-2 che si invento con arguzia e successo lo scorso anno, se non con timide variazione sul tema (Bjarnason improbabile “finto 10”) o cambiamenti solo apparentementi radicali (4-4-2 con centrali di centrocampo travestiti da tristi esterni o rispolvero di giocatori mediocri come Gavazzi o Barillà) che non sono riusciti a segnare un punto di svolta. Il serbo ha invece avuto il merito di notare la presenza in rosa di giocatori d’attacco con l’attitudine da ali, Gabbiadini ed Eder in primis. Sopratutto il primo ha dimostrato i suoi limiti come centravanti (il pur non particolarmente rimpianto Icardi lo scorso anno interpretò al meglio il ruolo di killer sotto porta adatto indispensabile per una squadra che crea poco) mentre diventa straripante quando parte dall’esterno, ricordando il DelVecchio dello scudo romanista con un filo di talento in più. Il ritorno di Palombo in mezzo al campo a fianco di Obiang, a cui si chiede l’atteso salto di qualità visto il grosso talento finora espresso solo a sprazzi, dona equilibrio alla squadra mentre il finalmente utile Soriano e il rigenerato Krstičić, vero assente della prima parte di stagione, portano in dote quel mix di qualità e corsa interpretare al meglio il ruolo di trequartista in questo 4-2-3-1 mutante che proprio grazie alla loro duttilità a volte di trasforma in un 4-3-3.

La scelta di Garrone si sta quindi rivelando quantomai feconda. Quando in molti temevono una soluzione di ripego e low cost, il presidente ha avuto la volontà di investire sull’ex blucerchiato, nonostante sul groppone ci siano ancora i lauti stipendi di Ferrara e dello stesso Rossi. Pur dispiaciuto per il mancato arrivo di Zeman che sono convinto avrebbe fatto bene proprio perchè la rosa si presta ad un calcio propositivo, non penso ci fossero soluzioni migliori di Mihajlović, più adatto del boemo a subentrare in corsa.

E ora? Nelle 3 giornate rimanenti del girone d’andata (Parma e Udinese a Genova, Napoli fuori) importante sarà fare almeno 3 punti per girare a 20, metà del traguardo finale. Sul mercato di gennaio la linea guida deve essere il mantenimento della struttura della rosa con piccole modifiche atte a sfoltire il gruppo (31 giocatori sono troppi, ce ne sono parecchi avulsi come Eramo, Barillà, Gavazzi, Castellini, Poulsen da provare a piazzare a titolo definitivo e i pur promettenti Fornasier e Gentsoglou da girare in prestito in B) e a migliorare il valore dell’11 titolare. Promuovendo Da Costa tra i pali, penso che siano solo due i vuoti da colmare: terzino sinistro, ove si dovrebbe cercare un alter-ego di De Silvestri che galoppi sull’altra fascia visto che Costa e Regini rendono di più da centrali, e un centravanti, visto che l’acerbissimo Petagna va rispedito al mittente e il prezioso e fragile Pozzi non dà garanzie. Volete i nomi? Per la difesa vengono in mente De Ceglie o Peluso della Juve, visto che almeno uno dei due dovrebbe andar via e già in passato furono seguiti dalla Samp. Facendo attenzione a non svenarsi farebbero entrambi al caso blucerchiato. Davanti invece i sogni (ritendo utopia l’arrivo di Cassano che andava preso al volo questa estate) sono Pazzini e Quagliarella, desiderosi di giocare per tirare la volata mondiale e con trascorsi gloriosi in blucerchiato che potrebbero causare in loro un dirimente effetto nostalgia. Difficie comunque chiudere questo tipo di trattative vista la probabile volontà di Milan e Juve di tenerli, l’alto ingaggio, la concorrenza di mezza Serie A qualora realmente i club d’appartenza decidesso di darli via. Rimanendo con in piedi per terra un nome che non entusiasma ma adatto alla causa sarebbe quello di Floccari, in uscita dalla Lazio: non è un bomber ma favorirebbe gli inserimenti degli attacanti esterni e ha qualità e forza fisica. Intriga ma non convince del tutto il nome di Belfodil, a meno non si riesca a strappare un improbabile diritto di riscatto a cifre ragionevoli. Circola poi, perfino da prima che arrivasse Sinisa, il nome di un attaccante serbo molto prolifico in scadenza a giugno: Djordjević del Nantes.

Al di là di chi arriverà a gennaio, questa Samp pare essersi già ripresasi dall’asfittica mediocrità di inizio stagione. Il prossimo anno occorrerà non smantellare questo gruppo, continuare la ricerca di giovani talenti e piazzare un paio di colpi mirati in ruoli chiave, per provare ad aprire un ciclo con il serbo dopo il continuo e deleterio via vai di allenatori degli ultimi anni, in triste controtendenza rispetto al periodo di Garrone senior e dei rimpianti Marotta e Paratici, mai degnamente sostituiti. Solo così potrà proseguire la cura verso il ritorno al ruolo di rompicoglioni delle big sfidando le correnti gravitazionali come ai tempi del Mihajlović fuciliere.

Francesco Spè

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2 risposte a ORSAY #2 – UC Samporia, Siniša Mihajlović e le correnti gravitazionali (o delle ragioni della cura).

  1. laura ha detto:

    Analisi lucida e condivisibile akaOnir 🙂 anch’io penso che i meriti del mister siano soprattutto tattici, il cambio di modulo e l’aver messo ogni giocatore nel proprio ruolo. Però, nel caso di squadra giovane come la nostra, l’aspetto motivazionale non va sottovalutato.
    A proposito di mister rossi ti dico che l’ho sempre stimato e, dalla finale di coppa italia persa a roma contro la sua lazio, ho sperato sedesse prima o poi sulla nostra panchina. ero contenta della riconferma estiva, anche se onestamente già dalle prime amichevoli si potevano cogliere alcuni segnali poco incoraggianti….
    I continui cambi di modulo e di formazione oltre a creare confusione nei calciatori, dall’esterno sono stati letti essenzialmente come mancanza di fiducia nei giocatori e far trasparire questo è stato secondo me il suo errore più grande.
    Credo anche che sulla disastrosa prima parte di stagione abbia influito e non poco il derby perso in quel modo alla terza giornata ( e speriamo vendicato tra un mesetto 🙂 ).
    La “tigna” delle partite riacciuffate all’ultimo l’ho letta più come disperazione. Spesso arrivava alla fine di prestazioni quasi inguardabili e il fatto che si mettessero a giocare solo nei minuti di recupero mi rendeva ancora più nervosa 🙂 . Niente a che vedere, secondo me, con la “tigna” che mettono in campo ora, lottando su ogni pallone con un’intensità che lascia felicemente sorpresi, come deve fare del resto una squadra che lotta per salvarsi.
    Sul mercato. Credo che con il cambio di modulo non arriverà nessuno sulla fascia sinistra, Costa e Regini se la possono cavare. Sicuramente serve una punta: mi è sempre piaciuto Denis, ma non credo che l’atalanta se ne liberi, tra i nomi che circolano il mio sogno è sicuramente Quagliarella, anche se mi rendo conto che non è facile da prendere. Qui penso che potrebbe fare bene anche Bianchi. Eviterei Amauri e Borriello. Djordjevic credo di non averlo mai visto giocare, ma il fatto che il mister lo conosca può essere positivo, anche se c’è sempre il solito discorso della difficoltà di inserimento a gennaio di giocatori che non conoscono il campionato italiano.
    Su Cassano. Non rosicare akaOnir!!! Io sono contenta che sia rimasto a Parma. Gli auguro di togliersi ancora qualche soddisfazione sul campo, ma allo stesso modo mi auguro di non rivederlo più con la nostra maglia.
    Alè Doria!
    Laura

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