Vorrei vivere in un film di Wes Anderson. O no?

di @eveblisett

Il tizio dei Cani vorrebbe vivere in un film di Wes Anderson, dove i cattivi non sono cattivi davvero e anche i buoni non sono buoni davvero (proprio come me e te, proprio come me e te). Pure i tizi dei Gazebo Penguins che hanno fatto la cover del tizio dei Cani. Io no. O meglio. Io volevo. Poi in un paio di tweet il mio amico scrittore affermato (a-ri-Cani) Vanni Santoni mi ha fatto notare che “Nei film di Wes Anderson c’è un’apologia della borghesia bianca che non si vedeva dai tempi di Leni Riefensthal” e adesso non sono più così sicura.

Ha ragione? Non ha ragione? Viva Wes Anderson e trasferiamoci tutti a vivere nei film di Wes Anderson, o no? Il tizio dei Cani centra perfettamente il punto quando dice che i cattivi non sono cattivi davvero e anche i buoni non sono buoni davvero. Il nostro Wes, attraverso questo paradigma dei buoni che non sono buoni e i cattivi che non sono cattivi, in un certo senso, riesce nell’impresa apparentemente paradossale di realizzare il compromesso artistico tra la suddetta Leni Riefenstahl e il Buñuel de “Il fascino discreto della borghesia“: infatti, se da un lato è innegabile che, come nel film di Buñuel, Anderson mette in risalto, nella maggior parte dei suoi lavori (es: “I Tenenbaum”, “Le avventure acquatiche di Steve Zissou”, “Rushmore”) i vizi, le debolezze, le manie e le sconfitte dell’ (alta) borghesia americana bianca rivestendola così di un alone di ridicolo, dall’altro è pure vero che questa ridicolizzazione ha a livello psicologico, sullo spettatore, un effetto di vicinanza emotiva, di solidarietà, di tenerezza nei confronti del personaggio, dell’altoborghese americano bianco arciricco.

Non è mai chiaro, quindi, se il messaggio vuole essere un democristiano “Siamo tutti uguali, i ricchi hanno gli stessi vizi, le stesse manie e le stesse debolezze di tutti gli altri” oppure un “Anche loro hanno vizi, manie e debolezze ma loro sono sempre molto più fighi anche quando hanno vizi, manie e debolezze” (e in funzione dell’effetto di vicinanza emotiva, di solidarietà e di tenerezza nei confronti del personaggio di cui sopra, sembra quasi sempre valida la seconda).

Un altro punto che fa propendere per la teoria “Wes Anderson = Apologia dell’alta borghesia americana bianca” è la quasi totale assenza di conflitto sociale perché manca quasi del tutto una rappresentativa che faccia da controparte alla classe predominante. Classismo allo stato puro. Gli unici due casi che potrebbero sembrare in contrasto con questo punto della questione sono il ragazzino protagonista di “Rushmore” (Max Fischer, interpretato da Jason Schwartzman) e l’intera dinamica di “Fantastic Mr. Fox“:  in realtà si tratta di fuochi di paglia. Il ragazzino protagonista di Rushmore è uno sfigatello figlio di un barbiere che si vergogna di essere figlio di un barbiere e dice di essere figlio di un chirurgo, viene espulso dalla scuola privata superpiù e finisce in una scuola pubblica, va in crisi per amore e alla fine trova l’equilibrio/salvezza solo grazie all’amicizia col capitalista che è cattivo ma non è cattivo davvero.  “Fantastic Mr. Fox”, trasposizione cinematografica del libro omonimo di Roald Dahl, con la messa in scena del conflitto tra gli animali del bosco e i contadini e la vittoria degli animali del bosco, potrebbe sembrare l’unico portatore sano di una vaga idea allegorica di conflitto sociale, tuttavia è evidente che la questione che realmente interessava portare sullo schermo ad Anderson, il messaggio che gli interessava, era quello dell’inseguire l’ambizione.

Comunque, quanto alla domanda iniziale, e per rispondere al tizio dei Cani e ai Gazebo Penguins, la risposta è che in un film di Wes Anderson ci viviamo già. Basterebbe sostituire Bill Murray a Mario Monti e Anjelica Huston alla Fornero, con tanto di lacrima che fa tanto cinema, e in fondo i cattivi non sono cattivi davvero ma fanno i cattivi perché sono buoni e vogliono salvarci dalla crisi e dal debito, eccetera eccetera e Steve Zissou è un capitalista che si compra tutte le nostre spiagge e le isole private ma è buono, tanto tenero e tanto simpatico. Si. Un cazzo. Fanculo, Wes!

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9 risposte a Vorrei vivere in un film di Wes Anderson. O no?

  1. Lorenzo Mecozzi ha detto:

    Ora non ho tempo per un commento adeguato. Però visto che da I cani siamo partiti, credo che a I cani sia giusto ritornare. Giusto per non perdere la rotta:

  2. michelebarbaro ha detto:

    Vorrei far notare che sia lo scrittore Vanni Santoni, che l’autrice di questo pezzo, poco han capito della parabola artistica ed esistenziale di Leni Riefensthal. Dire che il suo cinema è cinema di difesa della borghesia bianca è falso. Che sia per ignoranza o per malafede, non lo so. Sta di fatto che non son disposto ad accettare in silenzio, e quindi contribuire a questo paradosso, tanto superficiale quanto pericoloso. Non entro nel merito dell’argomento, perché proprio su Leni ho scritto con un amico, un articolo di circa 16.000 battute su questo blog:(https://larottaperitaca.wordpress.com/2012/03/30/sventurata-la-terra-che-ha-bisogno-di-eroi-leni-riefenstahl-i-parte/ e https://larottaperitaca.wordpress.com/2012/04/02/sventurata-la-terra-che-ha-bisogno-di-eroi-leni-riefenstahl-ii-parte/ ).
    Queste mie parole, nascono più dall’amore per la polemica che da un intenzione dottrinale, che non mi ha mai interessato.

    Grazie, arrivederci.

  3. Paolo1984 ha detto:

    Un autore letterario o cinematografico deve poter raccontare ciò che vuole e che conosce come vuole. Wes Anderson non è Ken Loach, nè pretende di esserlo, non fa film politici (mi si dirà che ogni film è “politico” anche se non esplicitamente…bè ho delle riserve su questo). Racconta determinate realtà alla sua maniera surreale e a mio giudizio lo fa molto bene, in maniera credibile e coinvolgente e solo questo conta per me, non altro. Solo perchè non ci sono operai nelle sue storie e il conflitto sociale non è al centro delle sue storie ciò significa che è un pericoloso reazionario? Io non credo, ma anche se politicamente fosse un conservatore (non lo so, sinceramente) ciò non farebbe di lui un pessimo regista
    Adoro Woody Allen, i protagonisti dei suoi film sono quasi sempre borghesi intellettuali liberal preferibilmente di origine ebraica come lui, con le loro nevrosi, le loro insicurezze..e con ciò? Lui rimane un grande autore che descrive ciò che conosce nella maniera che ritiene più adatta e ha diretto alcuni grandi capolavori.
    Accostare i Tenenbaum a Monti e Fornero non sta nè in cielo nè in terra, questo ideologizzare e politicizzare qualsiasi cosa proprio non mi appartiene

  4. Paolo1984 ha detto:

    voglio dire, nonostante i film di Allen (tengo a ribadire che comunque i suoi protagonisti non sono tutti e sempre intellettuali) siano sovente pieni di sapienti frecciate al conservatorismo USA e spesso vengono fuori le sue idee progressiste condite però a volte da un forte pessimismo sulla società e sull’umanità, non si ha l’impressione che i conflitti sociali siano quello che più gli interessa raccontare,ma ciò non inficia la qualità e il valore delle sue opere..scusate se mi dilungo è che mentre non saprei su Anderson, credo proprio che mi piacerebbe vivere in una commedia di Allen
    Chiedo anche scusa a Eve se alcuni giudizi che ho espresso sono stati troppo duri (quando parlo di cinema mi scaldo forse troppo), ho trovato il suo post comunque interessante e stimolante anche se mi lascia perplesso, e la ringrazio

  5. eveblissett ha detto:

    Scusate il mostruoso ritardo nella risposta, sono stata vittima del defaut cerebrale post esami 😉

    Vado con ordine:
    @michelebarbaro
    Sinceramente non ho mai approfondito la Riefensthal, la conosco in maniera \”scolastica\” come la regista di propaganda della razza ariana ai tempi del nazismo e tutte quelle cose risapute. Mi rifarò 😉 .
    (lo spirito polemico mi piace, sono una fan sfegatata di Jerry, ndr)

    @Paolo1984
    Premessa. Io i film di Wes Anderson li ho visti tutti e quella risposta di Vanni che c\’è all\’inizio del pezzo era relativa a un mio tweet sul fatto che non vedevo l\’ora di vedere Moonrise Kingdom, o qualcosa del genere. Wes Anderson è bravissimo nell\’analisi psicologica dei personaggi, e su questo non c\’è dubbio.
    Però, a parte quello, io trovo che siano puri esercizi di stile, pura estetica (bella estetica, ma comunque solo estetica) e che non trasmettano assolutamente niente di \”altro\”. E quando dico \”niente di altro\” non mi riferisco solo al piano politico (che è quello che in particolare ho analizzato nell\’articolo), ma un po\’ a tutto.

    Quanto al paragone con Woody Allen. Secondo me Wes Anderson, un film come questo http://it.wikipedia.org/wiki/Il_dittatore_dello_stato_libero_di_Bananas (o come Zelig) non lo farebbe mai e non avrebbe interesse a farlo. Purtroppo, nemmeno il Woody Allen di adesso film così li farebbe mai, ma questa è un\’altra storia.

    Eve

    • Paolo1984 ha detto:

      ok, forse abbiamo aspettative diverse quando guardiamo un film, una bella estetica è fondamentale (al di là della tematica “impegnata” o meno), e per “bella” intendo dire una estetica “adatta”, che corrisponda alle intenzioni e alle ambizioni del regista e che si sposi col tipo di storia raccontata. L’importante è trovare lo stile giusto per raccontare la vicenda, Wes Anderson ha il suo, Ken Loach ne ha un altro, Allen un altro ancora..e a proposito di Woody, sì è vero che ultimamente è piuttosto discontinuo (del resto se fai uno-due film all’anno non è che ogni volta ti viene fuori Manhattan) però sa ancora a sfornare bei film: da Matchpoint a Basta che funzioni (che però era una vecchia sceneggiatura) a Midnight in Paris e anche se non tutti i suoi ultimi film sono all’altezza del passato, e l’ultimo era deludente (To Rome with love era poco più che una raccolta di storielle con delle buone idee ma non sviluppate abbastanza), Woody io continuo ad amarlo

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