DROMOMANIA. I bunker albanesi

di Matteo Antonin

Il Compagno Supremo era stato chiaro: non avrebbe corso alcun rischio. Era circa il 1950, e la possibilità di un’invasione da parte dell’Europa Occidentale era tutt’altro che remota.

Ordinò quindi a un ufficiale di mandare a chiamare a chiamare l’ingegnere responsabile del progetto di sicurezza e difesa dello Stato. Quando questi fu al suo cospetto, tremante e impaurito, il Compagno Supremo Enver Hoxha informò l’ingegnere che le creazioni alle quali si era dedicato giorno e notte negli ultimi due anni, dei bunker di cemento armato super-resistenti dal peso di cinque tonnellate l’uno, non sarebbero state di certo utilizzate senza essere preventivamente e scrupolosamente testate.

«Ma certo, come desiderate, Compagno Supremo» bofonchiò impaurito l’ingegnere. «Faremo dei test e mi accerterò personalmente che i bunker siano sicuri e resistenti contro qualsiasi tipologia di arma ad oggi conosciuta. Sarà mia personale premura».

Il Compagno Supremo Enver Hoxha sogghignò: sarebbe stato proprio così, ma l’ingegnere non lo sapeva ancora.Quando venne convocato per la seconda volta, il suo operato era ormai terminato. Un primo prototipo di bunker era già stato costruito, ed egli ne andava profondamente orgoglioso. L’obiettivo – scoraggiare eventuali invasioni straniere – sarebbe stato certamente raggiunto, e se a qualcuno fosse venuta l’idea di attaccare la neonata Repubblica Socialista di Albania, avrebbe trovato un paese pronto a difendersi nei propri rifugi a prova di bomba.

Un carro armato T-55 scintillava in lontananza, ma l’ingegnere non ci fece caso finché il compagno ufficiale non gli ordinò severamente di entrare nel bunker.

Il soldato sorrideva, sapeva.

Un brivido corse lungo la schiena dell’accademico. Non aveva mai avuto a che fare con la guerra né con i militari: era uno studioso, e iniziava a capire cosa stava succedendo. La porta del bunker si chiuse, era solo.

Gli ordini del Compagno Supremo erano stati chiarissimi. «Spera che il tuo dannato bunker tenga» pensò tra sé l’ufficiale, prima di dare l’ordine di sparare.

Il cannone da 100 mm si girò, e quando fu in posizione esplose il colpo che bombardò il bunker, con il suo creatore dentro. Una, due, tre volte. Bum. Bum. Bum.

Il boato fu assordante. Quando il fumo si dissolse tutti poterono constatare che il bunker aveva tenuto.

«Molto bene» commentò impassibile Enver Hoxha, mentre l’ingegnere – terrorizzato e sotto shock, ma comunque illeso – veniva fatto uscire dal rifugio. «Ora che sono stati collaudati possiamo iniziarne la costruzione».

Si stima che tra il 1950 e il 1985 in Albania siano stati costruiti circa 60.000 bunker: piccole cupole di cemento con delle feritoie rettangolari che permettevano la visuale e l’uso delle armi. Da qualunque parte si arrivi si notano immediatamente: sono sulle montagne, sulle colline, nelle campagne e sulle spiagge.

Vi sono varie tipologie di bunker: per fanteria, per artiglieria o soltanto per la difesa dei civili. Quello più diffuso è quello da fanteria: quasi sempre questi rifugi erano costruiti in gruppi, allineati uno accanto all’altro in modo da formare una linea di difesa. Al suo interno vi era lo spazio necessario per contenere tre soldati ed una mitragliatrice.

I bunker sono i segni tangibili della sindrome paranoica da accerchiamento della quale soffriva il dittatore Enver Hoxha, il quale era ossessionato dalla possibilità di un’invasione (soprattutto via mare, come era già successo nel 1939, quando Mussolinì ordinò l’invasione dell’Albania).

Questo timore si acuì nel 1968, dopo la decisione da parte del Compagno Supremo di uscire ufficialmente dal Patto di Varsavia, continuando ostinatamente la sua personale battaglia politica contro il deviazionismo e gli errori revisionisti. In 40 anni di dittatura Enver Hoxha sperimentò infatti il comunismo jugoslavo, quello sovietico e quello cinese, abbandonandoli infine tutti poiché – a suo dire – non ortodossi.

Nel regime complotti, accuse e teorie della cospirazione erano all’ordine del giorno, e i bunker disseminati come funghi per tutto il paese ne sono la prova: sembra inoltre che il dittatore albanese, non contento di un tale apparato difensivo disseminato ovunque sul territorio, abbia fatto costruire in tutto il paese misteriose gallerie, fabbriche di armamenti e rifugi antiatomici sotterranei.

Leggende parlano anche di fantomatici rifugi anti-atomici giganteschi, corredati di ospedali: vere e proprie città nascoste nel sottosuolo di Tirana e riservate agli alti dirigenti del partito e a i loro familiari in caso di una guerra col blocco occidentale.

Oggi i bunker costituiscono un problema per gli albanesi: dopo la fine del comunismo lo Stato ha reintrodotto la proprietà privata, dividendo le terre e distribuendole ai cittadini. Spesso chi si è trovato assegnato un terreno che “ospita” un bunker ha tentato invano di smantellarlo, ma questi rifugi di cemento sono costosissimi da rimuovere e quasi impossibili da distruggere.

Qualche contadino li ha riciclati come fienili, in qualche progetto di riqualificazione urbana sono stati dipinti e colorati da writers e artisti locali.

Sulle spiagge nel sud del paese chi fa campeggio libero pianta la tenda accanto ai bunker per farsi ombra dal sole, ma ormai l’uso di queste costruzioni indistruttibili sembra essere per lo più soltanto quello di cassonetti per i rifiuti o – peggio ancora – di gabinetti pubblici.

Fine amara per delle costruzioni che dovevano rappresentare la potenza militare albanese e scoraggiare i nemici…

Se la leggenda fosse vera, e se il nostro ingegnere fosse ancora vivo, ormai vecchio probabilmente brontolerebbe, ripensando alla sua giovinezza: «Essermi fatto bombardare da un carro armato per collaudare un gabinetto, poi… questo è davvero troppo».

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6 risposte a DROMOMANIA. I bunker albanesi

  1. Shqiperia/ Harbesh – su queto strano e bellissimo paese (abitato da misteriose e bellissime persone) c’è un documentario ben fatto del 2008 curato da Roland Sejko e Mauro Brescia, Albania (con passi del diario di viaggio di Indro Montanelli), il Paese di fronte, che trovate in DVD http://www.ibs.it/dvd-film/albania-paese-fronte/roland-sejko/8014191907507_.html o su youtube http://youtu.be/J9qr–YY_P0 (completo ma a spezzoni)

  2. matteo ha detto:

    “Faleminderit” Massimiliano,
    è bello sapere che nonostante tutte le banalità e i pregiudizi sugli albanesi (così come su tanti stranieri) che ancora purtroppo imperversano nei discorsi delle persone che vivono di “sentito dire”, chi ha avuto la curiosità di andare a vedere di persona come stanno le cose concorda con me nel definire l’Albania un paese misterioso e affascinante, popolato da gente ospitale e cordiale.
    Grazie per aver lasciato un commento e naturalmente anche per la dritta sul documentario: non lo conosco ma lo guarderò al più presto.
    ciao ciao
    matteo

    • Cordialità e senso dell’ospitalità passano di contorno, quando ne conosci la passione civile,l’ amore struggente per la bellezza e la poesia, l’autoconsapevolezza, e la forza che ne sanno trarne. vien da pensare che il brutale, tragico, sanguinario muro ideologico che li ha segregati dal mondo occidentale ne abbia in qualche modo, miracolosamente, preservato una ricchezza e una (seppur contraddittoria e non senza spigoli) profondità che per noi occidentali non sono che una esangue ricordo.
      (… Pasolini non parlava invano)

  3. orjent fejzullau ha detto:

    é vero quello che dice Pasolini , ma la cosa piu sconvolgente è che siamo riusciti a mantere certi valori nonstante le umigliazioni e sottomisioni subite dai ocupanti e dai nostri stessi simili . Questo è un paese molto interesante e nello stesso tempo molto semplice . Si puo racontare molto e si puo imparare molto da questa realta ,,

  4. matteo ha detto:

    Grazie del commento Orjent,
    dato che usi il “siamo” deduco che sei albanese, o sbaglio? Se così fosse sarei ancora più contento che tu abbia letto l’articolo…
    Se anche tu come Massimiliano volessi lasciarci qualche spunto per capire meglio l’Albania (libri, film, racconti, ricordi personali….) sei il benvenuto in questo spazio.
    Ciao e grazie ancora,
    matteo

  5. eni ha detto:

    ciao Massimiliano,
    innanzitutto volevo ringraziarti delle belle parole spese per il mio paese(tra l’altro dai delle definizioni che stanno a pennello all’Albania). Il motivo per cui ti scrivo è che sto cercando del materiale riguardo il progetto strutturale(incentrato di più sul calcestruzzo) dei bunker ai fini di una relazione che sto facendo all’università( studio infatti Ingegneria Civile magistrale a L’Aquila).
    Ciao

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